Storia delle armi da fuoco (parte terza)

Storia delle armi da fuoco (parte terza)

21 Gennaio 2017 Off Di Armi e Accessori

Proseguendo con la storia delle armi da fuoco, troviamo Nicholas Dreyse che nel 1836 brevettò il fucile ad ago e la prima cartuccia vera e propria. Con qualche miglioramento l’arma venne usata dai francesi (Chassepot) ed è rimasto famoso nei libri di storia del Risorgimento il suo impiego nella battaglia di Mentana contro i Garibaldini. Tutte queste armi a retrocarica non riuscivano però a risolvere il problema della fuga di gas dalla parte posteriore, impossibile a realizzare senza l’impiego di una cartuccia con bossolo rigido, almeno in parte metallico, che si dilati al momento dello sparo, chiudendo ermeticamente la culatta.

Già nel 1835 vengono inventate da Lefaucheux padre cartucce con bossolo di cartone e fondello metallico e innesco posto all’interno di esso che veniva fatto esplodere facendo percuotere dal cane uno spillo che sporgeva di alcuni millimetri lateralmente, alla base del bossolo. Questo tipo di munizioni, perfezionato da Houllier nel 1836 con l’introduzione di un bossolo interamente metallico, divenne famoso con il nome di cartuccia a spillo Lefaucheux.

Nel 1849 Auguste Flobert, produce una cartuccia costituita, in sostanza, da un pallino di piombo inserito su di un innesco, creando quello che sarebbe poi diventato il cal. .22 a palla sferica; la Smith & Wesson migliorò la cartuccia con successivi brevetti.

Non è facile stabilire quale fu la prima cartuccia con bossolo metallico a percussione centrale per fucile perché tra gli anni 1860 e 1865 vi fu in vero fiorire di invenzioni e miglioramenti.

Nel campo dei fucili militari a canna rigata, all’invenzione della cartuccia a percussione centrale seguì un’epoca di perfezionamenti rivolti a migliorare i sistemi di otturazione e caricamento, fino ad arrivare ai fucili militari di fine secolo, tra cui il mod. 1891 dell’esercito italiano, a ripetizione manuale. Analogo era il funzionamento dei fucili a leva tipo lo Spencer ed il Winchester.

Il principio dello sfruttamento dell’energia di rinculo per ricaricare un’arma viene utilizzato in quella vera nuova invenzione in materia di armi che è la pistola semiautomatica. Essa viene costruita in modo da non funzionare in modo automatico (a raffica), ma in modo semiautomatico, stante la limitatezza del numero di cartucce contenibili nel serbatoio; quindi l’espulsione del bossolo e la successiva introduzione nella camera di cartuccia di una cartuccia avviene in modo automatico, ma per esplodere i colpi occorre azionare ogni volta il grilletto.

La prima pistola semiautomatica commerciale può essere considerata la Bergmann (1896), ma subito seguirono la Mauser, la Borchart e la Parabellum di Luger (1902).
Quest’ultima, in particolare, nulla ha da invidiare alle pistole di moderna produzione.

Nel 1905 Browning produce un fucile da caccia a canna liscia a funzionamento semiautomatico, che poi sarebbe diventato il “fucile automatico” da caccia per antonomasia.

Seguite Armi e Accessori, portale online per la compravendita di armi nuove e usate, per scoprire la quarta parte della storia delle armi da fuoco…